Un altro passo nella neve

Un altro passo nella neve

Un libro, un gioco, una ricerca storica, un modo per avvicinare i giovani alla storia: è tutto questo e forse qualcosa in più il nuovo lavoro di Manuele Giuliano, “Un altro passo nella neve” presentato a Play Bologna, la più grande fiera italiana dedicata ai giochi da tavolo, di ruolo e libri-game. 

Chi è Manuele Giuliano?

«33 anni, di Milano. Oltre al lavoro secolare di impiegato, sono autore di librigioco e revisore di regolamenti di giochi da tavolo. La mia passione per il gioco da tavolo e in parte, anche al gioco di ruolo, mi portarono nel mondo del game design nel 2017 e in quello della scrittura nel 2020. L’unione di queste due discipline sfociò nel mio amore per i librogioco, che fonde la stesura di un libro con alcuni elementi di game design».

Il “salto” con i Corti in Gioco…

«Dopo due anni intensi quanti meravigliosi di studio della scrittura creativa (che in realtà proseguono ancora oggi), pensavo di sentirmi abbastanza pronto da partecipare nel 2022 ai “Corti in Gioco”: un concorso di scrittura per librigioco di breve durata. Il primo posto e la pubblicazione del racconto mi avevano convinto che la strada che stavo percorrendo era quella giusta, e la successiva vittoria, pochi mesi dopo, di un altro concorso simile: “Corti di Librogames’ land”, me ne diedero la conferma».

Da dove nasce l’idea di “Un altro passo nella neve”?

«L’idea del libro nacque grazie a un colloquio con l’editore Paolo Mori, appassionato della Ritirata di Russia. La sua richiesta mi spinse a indagare su un evento storico che, ammetto, conoscevo poco. Incuriosito dalle prime scoperte fatte sul web, cominciai a leggere tutti i principali libri e ad ascoltare alcune testimonianze, e presi a cuore l’argomento. Tornai qualche settimana dopo da Paolo confermandogli che il tema mi aveva conquistato, e che avrei scritto il libro. Non sarebbe però stato un libro “militare”: io mi ero innamorato della forza di volontà delle persone, della resilienza nel sopravvivere ogni giorno in quell’inferno di ghiaccio, e avrei parlato di questo».

Il protagonista si chiama Umberto Costanzi, un mulattiere degli alpini di Saluzzo, come mai proprio Saluzzo, centro della provincia di Cuneo?

«L’interesse per la Ritirata di Russia mi aveva portato nel giro di pochi mesi a recuperare decine di libri comprati o presi in prestito da più biblioteche, a relazionarmi con l’associazione nazionale alpini, ad ascoltare i reduci, ecc. Più mi immergevo, più capivo che il mio protagonista sarebbe stato piemontese, e più precisamente della Cuneense. Scoprire poi diverse testimonianze di reduci di Saluzzo, e avere un grande amico saluzzese (Alberto Decostanzi, di “Gioca Giullari” ndr.), mi portarono a definire in Saluzzo la provenienza del protagonista».

Ho letto che per la stesura c’è stata una ricerca lunga oltre un anno e mezzo…

«Il lavoro di studio è andato avanti durante tutta la stesura del libro. Dopo aver scoperto gli eventi “macrostorici”, volevo dedicarmi ai dettagli. Come potevano degli Alpini sopravvivere a meno quaranta gradi sottozero? Cosa mangiavano? Com’erano i loro scarponi, se avevano degli scarponi? Dove e come riposavano? La disponibilità degli Alpini è fantastica: ho ricevuto registrazioni di reduci mai pubblicate, tonnellate di foto; ho potuto toccare con mano i tessuti dei cappotti militari, delle borse appese ai muli, dei pacchetti con le garze, delle granate, ho potuto fare una visita guidata in orario di chiusura con un responsabile storico preparatissimo, intervistare figli e nipoti di reduci e dispersi, e altro ancora».

Quanto è reale e quanto romanzato?

«Tutte le scene descritte nel libro sono tratte da testimonianze reali di soldati (reduci, e non) raccolte tramite lettere e registrazioni. La parte di invenzione sta nelle conseguenze sul come affrontare tali scene, che dipenderanno da chi si cimenterà nel testo. I nomi dei luoghi, gli avvenimenti della guerra, i dettagli dell’ambientazione (fino all’uso di un bossolo di cannone come vaso) sono tutti storicamente attendibili. Il lettore, nei panni di un semplice Alpino, non è chiamato a “cambiare il corso della storia”, che è stata e rimarrà una tragedia, ma a provare a conviverci, e a sopravvivere».

Qual è l’obiettivo di questo libro?

«L’obiettivo del libro non vuole essere “didattico”, per lo meno non nel senso stretto del termine. Studiare le testimonianze vere, di persone che hanno vissuto quell’inferno di ghiaccio, mi ha fatto andare oltre al semplice studio della storia “scacchistica”, e mi ha aiutato a capire cosa significa essere in una guerra. Spero di far provare questa esperienza anche a chi affronterà il librogioco».

Prossimi progetti in cantiere? 

«In questo momento sto lavorando per un gioco narrativo sempre ambientato nella Seconda guerra mondiale, inoltre sto parlando con la casa editrice Ingenioso Hidalgo su altre possibili tematiche per progetti futuri. Purtroppo per ora non posso dire altro».

Il libro “Un altro passo nella neve” è disponibile sul sito della casa editrice: Ingenioso Hidalgo

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